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giovedì 15 giugno 2017

PROGRAMMA ELETTORALE per il rinnovo del consiglio dell'Ordine degli Ingegneri della provincia di Trento - quadriennio 2017/2021.

GLI INGEGNERI IN ITALIA
L’evoluzione dell’ingegneria negli ultimi decenni, in Italia, è stata molto contraddittoria in quanto ha visto da un lato una frenetica crescita tecnologica di cui gli Ingegneri sono stati i principali protagonisti in tutti i settori produttivi e dei servizi e, dall’altro, una loro perdita di immagine con conseguenze pesanti sul loro ruolo. L’Ingegnere è stato, quindi, un pessimo manager di se stesso: ha svolto, infatti, molto bene la propria attività professionale ma ha trascurato completamente la gestione politica della propria categoria. Si è così giunti ad un punto in cui le difficoltà sia per i Liberi Professionisti che per i Dipendenti si sono talmente aggravate da ritenere inderogabile la messa in atto di strumenti e politiche che modifichino la situazione che è andata determinandosi e che portino a ricreare nuove prospettive per l’ingegnere e, conseguentemente anche per la società che dipende ancora moltissimo dalle molteplici attività di tale figura professionale.

IL PUNTO DI VISTA DEGLI GLI INGEGNERI DIPENDENTI
La maggioranza degli iscritti all’albo esercita la professione con un rapporto di lavoro dipendente. Inoltre, si calcola che almeno 300.000 laureati in ingegneria non siano iscritti all’ordine e che quasi certamente abbiano un rapporto di lavoro subordinato. Il futuro della professione di ingegnere è condizionato da questi dati, del tutto atipici rispetto a tutte le altre principali professioni intellettuali. Analizzare le condizioni degli ingegneri che esercitano la professione in modo “ non libero” e cercare di migliorarle è indispensabile anche per la migliore valorizzazione della professione esercitata in modo autonomo. Attualmente le attività professionali effettuate in un rapporto di lavoro dipendente, tranne casi di ingegneri appartenenti alla dirigenza, vengono generalmente rese in condizioni di lavoro e retribuzioni che sono spesso al limite dell’accettabile. Occorre, con convinzione, affermare il principio che se è doverosa la tutela della dignità dell’esercizio della professione libera prevedendo minimi tariffari, lo è altrettanto tutelare la dignità di coloro che esplicano attività regolamentate in un rapporto di lavoro continuativo nei comparti pubblico e privato. Tale principio, ove fosse, formalmente condiviso e dalla Assemblea dei Presidenti e dal C.N.I., supportato dall’autorevolezza di questi importanti organismi, potrebbe costituire un principio sul quale far crescere la nostra categoria. Coerentemente il mondo degli ingegneri dipendenti deve evolversi e allinearsi con quello che esercita la libera professione non solo per consentire un rilevante scambio di conoscenza e professionalità, ma, anche, per vigilare sul corretto rapporto tra le Amministrazioni e gli ingegneri che in regime di libera professione collaborano per i fini istituzionali delle Amministrazioni stesse.
Assume allora una importanza fondamentale il rispetto del CODICE DEONTOLOGICO. Esso dovrà sempre più diventare un riferimento unificante degli Ingegneri Liberi Professionisti e Dipendenti quale guida dei loro comportamenti oltre e prima degli scopi delle amministrazioni di appartenenza.

LA TUTELA DEGLI INGEGNERI DIPENDENTI.
Uno degli aspetti, sicuramente tra i più evidenti, che ha penalizzato gli ingegneri dipendenti è stato lo scarso peso che la categoria ha fatto sentire in occasione della firma dei contratti pubblici e privati. La definizione dei contratti di lavoro è riservato alle rappresentanze sindacali dei lavoratori, ma forse, condiviso il principio che è doveroso tutelare la dignità di coloro che esercitano la professione in un rapporto di lavoro continuativo, alcuni interventi sarebbero auspicabili. In realtà si sono determinati progressivi peggioramenti: la perdita del ruolo professionale, l’accesso all’impiego con qualifiche impiegatizie, la precarizzazione dei rapporti di lavoro (contratti di formazione, tirocini, contratti a tempo determinato ecc.), con conseguente penalizzazione delle qualità professionali dell’ingegnere. Gli ingegneri che esercitano attività professionali con rapporto di lavoro subordinato possono essere suddivisi in due distinti gruppi: a) Ingegneri che esercitano attività come dipendenti da Pubbliche Amministrazioni e tra essi i docenti b) Ingegneri che esercitano attività come dipendenti da aziende private Sono rilevanti le differenze che caratterizzano i due sottogruppi e vanno analizzate separatamente.

GLI INGEGNERI NELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI.
Nelle pubbliche amministrazioni gli ingegneri esercitano, quasi sempre, attività regolamentate per le quali è obbligatoria l’iscrizione all’ordine. La disciplina del lavoro in Italia, per quanto attiene le “professioni regolamentate” è in contrasto con la direttiva comunitaria, approvata dal Parlamento europeo (Direttiva comunitaria 2005/36/CE). All’articolo 2 la Direttiva citata prevede espressamente che tutte le norme ivi contenute, finalizzate a garantire e sorvegliare, nell’interesse dei «consumatori», lo standard qualitativo dei professionisti intellettuali, si applicano a tutti i cittadini che esercitano, come lavoratori dipendenti o indipendenti, una professione regolamentata. Tale previsione avrebbe dovuto comportare la istituzione in tutte le Amministrazioni pubbliche di uno specifico ruolo professionale con contratti tipici per i professionisti dipendenti. Fino ad ora tale principio ha solamente determinato l’istituzione di una specifica disciplina delle attività professionali nella pubblica amministrazione trovando un suo formale riconoscimento nella legge delega n. 59 del 1997, che, all’art. 11, comma 4, lett. d), dispone che i decreti delegati ed i contratti dei pubblici dipendenti stabiliscono una “distinta disciplina per i dipendenti pubblici che svolgono qualificate attività professionali, implicanti l’iscrizione agli albi oppure tecnico-scientifiche e di ricerca”. In attuazione di tali disposizioni, l’ art. 40, comma 2 del d.lgs. n. 165 del 2001 ha previsto che “per le figure professionali in posizione di elevata responsabilità, che svolgono compiti di direzione o che comportano l’iscrizione ad albi, oppure tecnico scientifici e di ricerca, siano stabilite distinte discipline nell’ambito dei contratti collettivi di comparto”. Il legislatore, pertanto, ha demandato alla contrattazione collettiva il compito di individuare tale distinta disciplina che viene ancora studiata ed approfondita da una specifica Commissione paritetica ARAN – Organizzazioni sindacali firmatarie – Amministrazioni del Comparto Sarebbe auspicabile un intervento del C.N.I., presumibilmente possibile trattandosi di applicazioni di leggi e non di contratti, necessario in quanto al tavolo delle trattative scontiamo una scarsa rappresentanza sindacale. Sino al 2001 le organizzazioni sindacali dei professionisti erano ammesse alle contrattazioni se avevano un numero di iscritti non inferiore al 5% dei professionisti rappresentati. Secondo l’art. n. 43 del citato d.lgs. n. 165 del 2001, i sindacati vengono ammessi alla contrattazione collettiva , ove abbiano una rappresentatività non inferiore al 5 per cento degli appartenenti all’intero comparto, considerando a tal fine la media tra il dato associativo e il dato elettorale, eliminando di fatto autonome rappresentanze sindacali di professionisti. Occorre, allora, che venga ripristinato un criterio di rappresentanza sindacale che consenta ai professionisti di partecipare a pieno titolo alla definizione dei loro contratti di lavoro. L’ U.S.P.P.I ., è l’unica una organizzazione sindacale, connotata sin dalla nascita, da forti legami con il sistema ordinistico e che ha svolto una piena ed efficace tutela sindacale degli ingegneri sino a quando la legge non ha modificato i requisiti di rappresentanza per potere partecipare al tavolo della contrattazione collettiva. La rilevante attività che questo sindacato oggi svolge è condizionata dalle citate nuove condizioni di rappresentanza che lo costringe ad aggregarsi ad altre organizzazioni, tranne qualche eccezione, come: VV.F, ENAV, ENAC, Occorre, pertanto fare in modo che venga ripristinato un forte collegamento tra il sistema degli ordini e le rappresentanze sindacali degli ingegneri esistenti.

GLI INGEGNERI DOCENTI
Gli ingegneri docenti si distinguono tra docenti negli Istituti tecnici e professionali e docenti universitari. Il ruolo degli Ingegneri docenti negli Istituti tecnici e professionali, è di notevole importanza per l’arricchimento professionale che trasmettono nella attività istituzionale della docenza. Purtroppo la figura professionale dell’Ingegnere docente non viene valorizzata in termini di retribuzione e neanche come esperto in specifici settori all’interno del sistema scolastico. Così spesso finisce schiacciato da una didattica piatta che non gratifica alcun professionista del mondo della scuola. Più complesso analizzare la condizione dei docenti universitari . Il Centro Studi del C.N.I. ha pubblicato, nel lontano 2001, un dettagliato rapporto su “Identità e ruolo degli ingegneri dipendenti nella pubblica amministrazione che cambia” con una ingiustificata esclusione dei docenti che va superata, per una adeguata analisi che consenta la individuazione di adeguate iniziative.

INGEGNERI DEL COMPARTO PRIVATO.
Nel comparto privato gli ingegneri esercitano, prevalentemente, attività non regolamentate per le quali non è obbligatoria l’iscrizione all’ordine. Esiste comunque una situazione molto complessa e variegata che occorre venga adeguatamente analizzata. Sono sempre di più i neolaureati che iniziano il loro percorso lavorativo in aziende private dove svolgono le mansioni più disparate. L’ingegnere viene inquadrato come “impiegato” secondo il CCNL che si applica alla specifica azienda. Il livello di inquadramento, così come quello retributivo, viene definito a seguito di trattativa tra l’azienda e il neoassunto. E’ un collaboratore che ha conseguito nel passato una laurea in ingegneria e che viene inquadrato nella mansione per cui è stato assunto: punto e basta. Ne consegue l’esigenza di valorizzare l’esistenza di questa importante realtà, per cui è opportuno che si apra un dibattito nella categoria in modo da trovare il modo di migliorare le condizioni specifiche degli ingegneri dipendenti. Anche per il comparto privato, vale quanto detto per gli ingegneri docenti sulla necessità di un approfondimento affidato al Centro studi del C.N.I.. E’ comunque evidente che, il presupposto per l’intervento degli Ordini a tutela degli ingegneri dipendenti nel privato è che essi svolgano attività regolamentate, ovvero riservate per legge. La individuazione di ulteriori tali attività per la tutela degli ingegneri dipendenti nel comparto privato e sarebbe certamente utile per la crescita complessiva della professione. Occorre, allora, determinare le condizioni affinché si incrementino le attività per l’esercizio delle quali è obbligatoria l’iscrizione all’ordine. Nel comparto privato lavorano anche ingegneri che esercitano, tra altre, attività riservate agli iscritti all’ordine, ma sono soggetti che all'interno delle aziende hanno una collocazione e un trattamento "speciale". Ancor più che nel comparto pubblico, nel privato, scontiamo la assenza di specifiche rappresentanze sindacali che sarebbe utile contribuire a crescere. Affrontare e avviare a soluzione i problemi evidenziati richiede di pensare ad un nuovo modo di essere e di fare percepire la figura dell’ Ingegnere. Le azioni per far si che possa cambiare il modo di intendere della figura dell’ingegnere devono essere poste in atto dagli organi istituzionali che li rappresentano. Per il raggiungimento dell’obiettivo occorre, però, proporsi all’opinione pubblica ed al mondo politico in modo più efficace di quello che è riuscito ad assicurare il solo sistema di rappresentanza della categoria: gli Ordini provinciali e il Consiglio nazionale . Una proposta conseguente può essere quella di costituire un organismo di rappresentanza che abbia maggiore libertà di azione politica, senza quindi quelle oggettive limitazioni operative cui sono tenuti per legge istitutiva, gli ordini professionali. Pare, pertanto, indispensabile dare vita, in analogia ad altre professioni ordinistiche ad un “organismo unitario dell’ingegneria italiana”, nel quale fare confluire tutte le organizzazioni che a vario titolo intendono portare avanti le esigenze dei laureati in ingegneria.
Il C.N.I. in carica ha condiviso tale analisi ed ha avviato una importante iniziativa istituendo un gruppo di lavoro finalizzato alla convocazione degli Stati Generali dell’Ingegneria ai quali partecipano, tra gli altri InArCASSA, il Sistema universitario, i Sindacati degli ingegneri, le Amministrazioni pubbliche (VVF) e private (OICE). Un tale organismo potrebbe ottenere concreti risultati per la valorizzazione della professione di ingegnere in qualunque essa sia esercitata . Non si può infine non segnalare la primaria importanza della riforma delle professioni verso al quale occorre orientare prevalentemente le attenzioni della categoria. Essa riguarda tutte le professioni c.d. “regolamentate” ed interessa sia la professione esercitata liberamente, sia quella esercitata con rapporto di lavoro subordinato. Occorre sensibilizzare il mondo politico ed istituzionale affinché la riforma delle professioni disciplini contestualmente sia la professione esercitata liberamente, sia quella esercitata in un rapporto di lavoro subordinato, aumentando le attività riservate e prevedendo che la iscrizione all’albo sia obbligatoria anche per gli ingegneri che esplicano attività non riservate ma che hanno rilevanza per la sicurezza dei cittadini .


SE ELETTO, MI IMPEGNERO’ NEL:
- Sensibilizzare il mondo politico verso una riforma delle professioni che disciplini contestualmente sia la professione esercitata liberamente, sia quella esercitata mediante rapporto di lavoro subordinato.
- Sollecitare l’ARAN a dare attuazione all’istituzione della separata “area dei professionisti”, prevista dalla legge. - Vigilare sulla trasposizione in contratti, nazionali in sede ARAN e territoriali in sede di contrattazione separata, delle leggi emanate per i contratti degli ingegneri pubblici dipendenti.
- Monitorare i contratti di diritto privato, che interessano professionisti con attribuzioni di attività regolamentate, vigilando sul rispetto delle riserve di legge.
- Contribuire, in analogia a quanto spesso operato da numerosi Ordini provinciali, alla corretta applicazione dei contratti di lavoro, costituendosi ad adiuvandum, nei ricorsi giudiziali proposti dagli iscritti.
- Promuovere e sostenere la attività di organi di rappresentanza sindacale degli ingegneri dipendenti e contribuire a determinare le condizioni perché possano partecipare ai tavoli delle trattative contrattuali.
- Contribuire a porre in atto tutte le iniziative volte a determinare la individuazione di ulteriori prestazioni professionali riservate agli ingegneri iscritti all’albo ed approntare ogni misura idonea alla effettiva vigilanza sull’osservanza degli obblighi vigenti.
- Riprendere il percorso interrotto al fine di determinare in tempi brevi la costituzione di un “ORGANISMO UNITARIO DI RAPPRESENTANZA DELL’INGEGNERIA ITALIANA”.
- Contribuire alla definizione della riforma delle professioni anche attraverso una rappresentanza degli ingegneri dipendenti
- Definire il programma di formazione permanente tenendo conto anche delle esigenze degli ingegneri dipendenti.

Rovereto, lì 13/06/2017

ing. Ciro D’Antuono

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